Mario Schiavon, Marco Bernardini, Per una previdenza previdente. Le buone pratiche a partire dalle libere professioni, con introduzione di Tiziano Treu, Roma, Lithos, 2006.

 

La data del 6 ottobre 2004 ha segnato l’entrata in vigore della Legge Delega n. 243 del 23 agosto 2004 sulla riforma delle pensioni. La Riforma si fonda principalmente su due pilastri: l’innalzamento dell’età pensionabile e lo sviluppo della previdenza complementare. Si è trattato di decisioni rilevanti non soltanto per il contenuto normativo e per gli effetti contabili sulle casse dello Stato sempre più impingui. Da un punto di vista culturale, le trasformazioni che si sono registrate negli ultimi anni a livello demografico per il progressivo invecchiamento, e a livello sociale a causa del fenomeno della flessibilizzazione dell’occupazione hanno profondamente cambiato l’equilibrio fra domanda e offerta di lavoro, con innegabili ripercussioni sulla sua fase apicale, il sistema previdenziale. Una rassegna critica opportunamente interdisciplinare è stata condotta dagli Autori di questo libro che preannuncia la sua chiave di lettura analitica fin dal suo titolo volutamente ripetitivo. La Previdenza previdente che descrivono Schiavon e Bernardini è quella che inizia a tratteggiare con poche righe introduttive uno dei legislatori italiani, nella sua veste di esperto, l’attuale Presidente della Commissione XI sul Lavoro del Senato, Tiziano Treu. Nella sua nota introduttiva al volume, il sen. Treu sottolinea la scientificità e opportunità della scelta della chiave di lettura dei due Autori rispetto alla molteplicità degli aspetti associati al lavoro e alla previdenza che potrebbero essere presi in considerazione, non senza il rischio di cadere nell’ovvietà o nell’eccesso di critica. Ad un’analisi storica e didattica del tema della previdenza associato alle evoluzioni del “fattore lavoro” in Italia, il libro fa seguire una seconda parte “costruttiva”, nella quale gli aspetti osservati vengono riproposti al lettore e in prospettiva di soluzioni attuabili. A ciò contribuisce la metodologia comparativa adottata, nel quale i modelli pensionistici di matrice europea vengono presentati attraverso le loro peculiarità nel contesto socio-culturale nel quale sono adottati. Gli Autori restano nell’alveo della legislazione europea e, in particolare, del suo output con la contestata “Direttiva Bolkenstein” sulla liberalizzazione nelle professioni autonome, per descrivere in Europa e in Italia la tipologia, i numeri, le normative, le emergenti problematicità di un “modo di lavoro”, quello libero professionale, che sembra poter coniugare gli aspetti della flessibilità, della variabilità della domanda di servizi, della conoscenza come risorsa economica secondo le strategie di Lisbona sulla competitività in un mondo globalizzato. Gli Autori non abbandonano la loro chiave di lettura analitica declinando l’osservazione su un caso di studio. Si tratta della libera professione infermieristica di cui Mario Schiavon è osservatore privilegiato quale presidente dell’Ente di previdenza e assistenza di categoria, l’Enpapi, assieme al suo addetto stampa, Marco Bernardini. Il “caso Enpapi”, doviziosamente presentato dagli Autori, affronta attraverso la prassi sia il tema della libera professione, sia la soluzione previdenziale della formula integrativa adottata dagli enti di previdenza regolamentati dal D.lgs. 103 del 1996. In base alle ipotesi iniziali del libro di carattere sociale, culturale e demografico, le tesi finali concordano nel prospettare le forme previdenziali aggiuntive come complementari, ma anche “strategiche” per una riforma della previdenza, che porti ad una previdenza previdente in una società dominata dall’incertezza.

 

 

                                                                                                    Giandomenico Pallotta